‘Gratitudine’.
Lettoriiii sapete cosa significa questa parola?
Nel senso letterale del termine vuol dire -sentimento e disposizione d’animo che comporta affetto verso chi ci ha fatto del bene, ricordo del beneficio ricevuto e desiderio di poterlo ricambiare.-
Ma nel senso umano? Se così può essere definito.
L’uomo spesso nota e valorizza come ‘gratitudine’ azioni importanti e visibili allontanando dai propri schemi mentali azioni semplici che mostrano effetti a piccoli sorsi, senza tempi e previsioni.
Perché accade? Se il valore morale è di uguale importanza cosa spinge e creare questo apparentemente invalicabile limite?
La semplice e indefinibile complessità umana che si approccia a ogni situazione con criteri irregolari e anche per questo affascinanti.
La storia di oggi racchiude in un mix continuo di suspense e amore, azione e pace. Il desiderio di ricambiare la gratitudine, verso la vita, verso chi ha rischiato tanto per permettere una seconda possibilità ma anche di scappare da questo immenso e incontrollabile sentimento fuori da ogni schema, dalla casa razionale fatta di vetri infrangibili e barriere spinose.
Razionalità e controllo, freddezza e distacco per condurre una vita apatica che il lettore stesso percepisce con rabbia, dolore e frustrazione quasi dall’inizio di un’avventura in prima persona (con punto di vista maschile e femminile non sempre alternato) al passato, narrata in capitoli brevi, medi e lunghi in modo impeccabile nella dolcezza e crudeltà dei temi affrontati.
Ci si approccia subito con l’ansia e la corsa contro il tempo per la salvezza di un’anima innocente, pura nella sua candida ingenuità per poi stravolgere l’interesse e supporre ipotesi, giocare alla ricerca dell’alternativa migliore, al chi donare la propria fiducia e da chi stare in guardia.
Un’anima che anche nel buio più profondo, in quella nebbia tra i folti rami presentati a inizio di ogni capitolo insieme alla voce narrante e al sottotitolo significativo, si sforza di osservare la luce, quel sottile fascio sovrastante l’oscurità, la tristezza, il dolore della perdita e della paura.
L’incertezza e la disperazione per lo stato inerme del proprio essere si prende a cazzotti con la consapevolezza di avere ancora una possibilità, una seconda vita donata e per questo ancor più preziosa, da non sprecare.
Un messaggio forte che insieme a quello della violenza, dell’abuso, dell’abbandono, si lega al contesto narrato con molta eleganza sia nei dialoghi tra personaggi principali e secondari (presenti e fondamentali nelle vicende), sia nella descrizione di azioni e paesaggi emozionanti.
Un affetto da leggere tra le righe di un rapporto tra forze dell’ordine e testimone del traffico di esseri umani.
Una raccapricciante immagine accompagnata dall’indifferenza di una madre verso la propria figlia, di una cultura che tende a scartare i propri figli per interessi/impossibilità di mantenerli, rabbia di un padre stanco di respirare, di un amico desideroso di fare qualcosa, di una famiglia pronta a sostenere e ancora di figure spinte solo dall’interesse personale.
Situazioni che tolgono il respiro provocando disgusto e ribellione, voglia di sedersi al fianco di Anna per fare ricerche e seguire Thomas per avere risposte e tracce da usare a proprio vantaggio in quella matassa sempre più complessa, troppo vicina a sfiorare la barriera innalzata negli anni come difesa da sentimenti intoccabili, deleteri per chi ha bruciato nel fuoco fino a carbonizzarsi, per chi ha deciso di osservare, amare, ma restare sospeso nell’oblio.
“Ti ho guardata in milioni di modi… e ti ho amata in ognuno di essi...”
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