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Intervista per “Il collegio dei ragazzi diamante”

Immagine del redattore: D’Inchiostro RosaD’Inchiostro Rosa

Buonasera lettoriiii eccoci con una nuova chiacchierata in compagnia di Giulia Amaranto, autrice di molteplici libri tra i quali "Il collegio dei ragazzi diamante", protagonista di questa breve intervista:


~ Potrà suonare un po’ banale ma è un aspetto su cui ho riflettuto parecchio e che mi piacerebbe condividere con te: pensi che il periodo storico in cui si svolgono le vicende del romanzo possa aver influito sul carattere e sulle scelte dei personaggi?

 

Non è una domanda banale: il periodo storico in cui si vive influenza i nostri comportamenti anche quando magari non pensiamo che sia così. Ho scelto di ambientare “Il collegio dei ragazzi diamante” negli anni Novanta proprio perché in quel periodo c'era più chiusura rispetto al tema dell'omosessualità, rispetto ad esempio al periodo attuale (sebbene la società abbia ancora molto cammino da fare nel prendere coscienza che l'omosessualità è naturale e non è, come ancora dice qualche ottuso, una “devianza”). Questa chiusura porta il protagonista ad avere ancora più timore di svelare a se stesso e alla sua famiglia i sentimenti che prova verso Francis, rendendo più intenso il suo tormento e azionando particolari meccanismi narrativi.

 

~ Si parla parecchio di “problematiche adolescenziali” che alla fine, anche in età diverse, non dovrebbero essere trascurate. Perciò allarghiamo la terminologia abbracciando in generale il complesso mondo dello sviluppo individuale e sociale. Quale messaggio desidera trasmettere in merito il tuo romanzo?

 

La verità è che, quando scrivo, non mi preoccupo di lanciare dei messaggi, né negativi né positivi, perlomeno non lo faccio scientemente o con il proposito di “fare la morale” ai miei lettori. Credo che ognuno, leggendo quello che scrivo, debba avere la possibilità di scegliere da che parte stare, cosa lasciare andare del romanzo e cosa invece tenere nel cuore. Mi piace pensare che il mio romanzo sia come una finestra su uno strano paesaggio: alcuni potrebbero trovarlo incantevole, altri invece potrebbero voler chiudere la tapparella! Io accetto tutto: le critiche, se sincere e non scritte con il mero intento di infangare l'autore, sono sempre fonte di riflessione e miglioramento per me.

 

~ Se dovessi parlare attraverso un personaggio, chi sceglieresti e cosa ci diresti?

Sono una “mamma” molto protettiva con i miei personaggi. Parlare di uno solo di questi ragazzi, a discapito degli altri, mi metterebbe un po' in crisi, anche perché li ho amati davvero tanto, sono sincera. Forse però Francis merita qualche parola in più: se questo personaggio è nato è grazie alla vicenda di un ragazzo che ho conosciuto: il suo turbamento, il suo modo di vivere la vita e soprattutto il suo disagio nell'essere al mondo, sono state per me fonte di grande ispirazione.

 

 

~ La prossima sarà una domandina un pochino più personale perciò con questa mi piacerebbe chiederti ancora di loro: come nasce la storia di tutti i nostri amici protagonisti in ugual misura?

 

La vicenda, ispirata (solo ispirata, ci tengo a dirlo: non è una storia vera né biografica) alla vita di questo ragazzo che ho davvero conosciuto, è nata dalla mia volontà di esplorare e raccontare nel profondo una breve ma intensa parentesi nella vita di un gruppo di ragazzi, alle prese con la scoperta di sé e della propria sessualità. L'ambientazione collegiale, che mi è molto cara perché io stessa ho vissuto in un collegio, per un periodo della mia vita, mi ha aiutato a far muovere i personaggi e a costruire delle dinamiche particolari. Ogni personaggio ha una sua caratterizzazione: c'è il genio della matematica, c'è lo spaccone, c'è il precisino, e poi ci sono Milo e Francis, le colonne portanti di questa storia di “diamanti”.

 

~ La tua carriera da scrittrice è ricca di storie da scoprire. Con quale ci consigli di continuare?

 

Sento davvero di consigliare l'altro mio romanzo ambientato in un collegio, ma stavolta femminile: “Il collegio delle ragazze perdute”. È, in un certo senso, quasi il gemello de “Il collegio dei ragazzi diamante”. A scanso di fraintendimenti: la storia è del tutto diversa, ma ci sono due elementi in comune; l'ambientazione e poi la nascita di un amore fra persone dello stesso sesso. Anche questo è un romanzo che ho amato tanto, e che mi ha dato molte soddisfazioni in termini di commenti dei lettori: se non fosse andato così bene, forse non avrei mai scritto “Il collegio dei ragazzi diamante”, quindi gli devo tanto e lo consiglio di tutto cuore ai lettori che hanno voglia di immergersi in un'atmosfera che ricorda un po' il capolavoro manga di Riyoko Ikeda, “Caro Fratello”, fonte di grande ispirazione per me.

Colgo l'occasione per ringraziarti nuovamente della tua disponibilità e sensibilità, cara Serena, e saluto con calore tutti i lettori del blog!


A prestissimo 😘



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