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Recensione ~ Vodka Vol.2

Immagine del redattore: D’Inchiostro RosaD’Inchiostro Rosa


“Vorrei davvero che tu non conosca mai questo mondo nero, marcio e che ti inghiotte togliendoti il respiro. Vorrei non farti conoscere la vita che ho conosciuto io, vorrei poterti guidare su un sentiero diverso, un sentiero fatto di gioia e colori.”


È così l’amore… l’amore è come il mare che mi ha vista crescere e affrontare la vita, quel mare che ha raccolto sorrisi, baci, riflessioni e lacrime.


Quell’acqua che purifica ma chiede il prezzo più grande: lasciarsi condurre.


È così l’amore… da donarti tanto ma richiede un pagamento che non sempre si è disposti ad accettare.


Chiede di immergersi nel cristallo freddo, di andare a largo e stendersi sul suo velo lasciandosi trascinare dalla corrente, dal risucchio a contatto con la riva e dal particolare rumore quando lo stato liquido si infrange con la durezza degli scogli.


L’amore cantato dal mare è quello narrato in questo secondo volume dal punto di vista, per la maggior parte, doppio (maschile e femminile) al presente in capitoli lunghi che lasciano scorrere descrizioni dettagliate, dialoghi accattivanti e personaggi conosciuti e non con nuovi dettagli da scoprire.


Dettagli che a volte stuzzicano la risata, altre straziano il cuore.


Ci presentano il coraggio e la debolezza.


Portano il lettore in un piano instabile, nella continua tensione tra diffidenza e certezza.


La diffidenza, forza, aggressività di Nik e la certezza, purezza e sensibilità di Monique ci travolgono nella consapevolezza che nulla è bianco e nero ma tutto, ogni persona, ogni situazione, ogni istante è figlio di un vortice di sfumature a volte ben delineate altre volte meno e forse anche per questo ancora più coinvolgenti come questo secondo volume che partendo dal punto di interruzione e riprendendo il primo libro dove necessario scava in profondità tirando fuori non solo il peggio dei nostri amici, quella rabbia che hanno contro il mondo, talvolta anche contro loro stessi bensì anche valori puri e sinceri anche se macchiati dalle radici ripugnanti che durante la narrazione tendono a saltare fuori come flash dolenti per gli occhi ma necessari per ricostruire un tempo andato, per dare una risposta al “perché sto facendo questo”… il perché di una via che dopo tempo sembra essersi perso.


Non sempre saranno loro a parlare. È bene che questo concetto sia chiaro. Siamo noi lettori che dobbiamo imparare a osservare le piccole azioni, leggere oltre il significato basico delle parole e dei gesti talvolta crudi.


I nostri amici ci mostrano cosa vuol dire famiglia, anche se a modo loro, anche se segnata dal potere, dalla furbizia, dalla necessità, dalla gelosia e dal sostegno.


Ci regalano insegnamenti puri e pagliuzze di riflessione che senti il bisogno di evidenziare e scrivere sulla pelle… un po’ come questa:


“Ricordatelo! Non esiste un lavoro indegno se ti assicura del cibo.»”


Capirete leggendo il motivo di questa reazione, di parole che così sembrano vere, certo, ma nulla di così eclatante.


Percorrendo le parole di questo libro tutto cambia, la prospettiva punta dal nero al bianco e viceversa.


Il sorriso può essere sincero come amaro.


I nostri compagni di viaggio ci fanno sentire protetti da quel guardarsi le spalle a volte per paura altre per un amore che cresce poco per volta, si infila silente facendo paura… proprio come quella corrente citata all’inizio.


Il mare che vedo dinanzi ai miei occhi per me sono loro, così come è loro quel corpo che ha timore di lasciarsi galleggiare, di scoprire nuovi sentimenti, di rischiare nuove perdite, di combattere contro un tempo che sembra volare.


Sono loro quell’intimo rapporto di odio e amore, di esserci nell’assenza, del pensiero immancabile nel tempo, nell’attesa…



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