“Uno degli errori più comuni è pensare che per riuscire ad amare basti incontrare la persona giusta. Invece, la capacità di amare non c’entra nulla con l’altra persona. È qualcosa che porti tu.”
Come Marco, il protagonista del romanzo che vi sto per presentare, sono certa che ogni essere umano sulla terra sia arrivato a chiedersi cosa sia davvero l’amore. Quanto ne siamo in grado a dare e se quello che riceviamo ci soddisfa o ne vorremmo di più. A volte ci trasciniamo nell’abitudinario, evitiamo di porci domande solo perché le risposte potrebbero sorprenderci. E farci paura.
Nel momento stesso in cui ammettiamo che ci manca qualcosa per essere totalmente felici, che quello che abbiamo non ci appaga più, che ogni attimo della giornata sembra un susseguirsi di azioni vuote, ecco che si traccia davanti a noi una sola certezza: il bisogno di cambiare.
Ma l’amore, la felicità, persino il cambiamento, non sono mai delle linee rette, dei confini assoluti. Perché si tratta di sentimenti, di sensazioni e istinto ed ecco che tutto si tinge di sfumature. C’è però una differenza sostanziale nel vedere tutto sfumato, oppure sfocato. Nel primo caso, bisogna solo scegliere con cura la pigmentazione che più fa per noi e cercare poi di inserirla nel resto della scaletta cromatica. Nel secondo caso, invece, c’è bisogno di una sosta. Perché in mancanza di visibilità non è possibile andare avanti.
Marco e Anna sono sposati da sette anni e hanno un figlio di cinque. Loro, quella sosta, l’hanno intesa come pausa. Un po’ di tempo per capire meglio i propri desideri e i rispettivi limiti. Perché, malgrado lui la ami ancora, non riesce più a vederla come all’inizio della loro storia; non riconosce più in lei la donna che moriva dalla voglia di fare sua.
Durante un viaggio in Australia e la Nuova Zelanda, i due coniugi avranno modo di confrontarsi, trascorrere insieme tutto il tempo di cui la frenetica quotidianità li ha privati. Avranno la possibilità di fermarsi, guardarsi negli occhi e dirsi così quelle cose che a parole non sono mai riusciti. Sarà un alternarsi di momenti spensierati e altri estenuanti, di sorrisi tristi e risate di pancia. Ma anche di scoperta, di rimpianti, sensi di colpa e angoscia. Durante le passeggiate solitarie su vie straniere, sarà l’occasione giusta per immaginarsi già separati, ognuno sulla propria strada, coi propri sogni, a guardare l’orizzonte con occhi nuovi perché si cambia prospettiva e destinazione.
Il mondo è ancora sotto i loro piedi e non è mai stato così bello avere solo l’imbarazzo della scelta riguardo al prossimo step. Sì, ma… quale? Se è vero che ora tutto sembra possibile, è altrettanto vero che ogni scelta, senza poterla condividere con quellapersona, è insignificante.
Spesso ci sentiamo in gabbia, descriviamo la realtà come una prigione dalle sbarre invisibili e siamo certi che la nostra felicità si trovi proprio al di là della barriera. La verità, il più delle volte, è che la “libertà” è sopravvalutata e che fuori da quelle sbarre non saremmo in grado di riconoscere neppure noi stessi. Perché non è il mondo ad essere una prigione, ma noi a sentirci prigionieri di un’esistenza che non ci rispecchia più. E la soluzione non è oltre la barriera, ma nelle nostre mani. Solo che per trovarla, per impossessarci della chiave che ci renderà liberi, dobbiamo prima avere il coraggio di scavare negli abissi di noi stessi. Marco, questo lo fa, e quello che scopre non sempre gli piace. Non gli piace la persona che si rende conto di essere diventato nel corso degli anni e nemmeno tutte le mancanze nei confronti della mogliedi cui solo ora diventa consapevole.
Non è felice insieme a lei, eppure non sa esserlo nemmeno senza. La separazione sembra l’unica via d’uscita da una situazione che pesa e stropiccia ogni remora e ogni prospettiva.
Guardandosi indietro, vede un uomo indipendente e sereno.
Proiettandosi nel futuro, vorrebbe solo tornare a sentirsi allo stesso modo.
Ma il presente non perde occasione di ricordargli che lui non è più l’uomo di anni fa e che nel domani non si possono piantare certezze. Oggi è ciò che conta. Oggi è tutto ciò che ha.
“Mi stavo perdendo pezzi importanti di quello che c’era, distratto dalla paura di perdere quello che avrebbe potuto esserci e che non esisteva. Non avevo bisogno di più cose, più relazioni, più persone. Avevo bisogno di viverle più appieno.”
Questo romanzo, narrato in prima persona dal solo punto di vista maschile, porta inevitabilmente il lettore a farsi le stesse domande del protagonista e cercare di rispondersi senza filtri. Ma, come ho già detto, non sempre si è del tutto sinceri, neanche con se stessi.
Sono certa che adesso, come prima reazione, stai pensando che tu non ne hai di questi problemi. Ora, fai un bel respiro e ferma il flusso di pensieri… A mente libera, guarda il riflesso dei tuoi occhi allo specchio e dimmi: sicura che non ci sia nulla che vuoi confessare a te stessa?
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